giovedì 3 marzo 2011

L' OMICIDIO di PAOLO BORSELLINO storia di una condanna a morte

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/11/21/omicidio-di-paolo-borsellino-storia-di.html


DA "ARCHIVIO LA REPUBBLICA DAL 1984"

RAI EDUCATIONAL torna a proporre i ritratti di uomini che hanno sfidato la mafia: domani "La storia siamo noi" (RaiTre, 23.40) è dedicata a Paolo Borsellino, e a firmarla è Gianluigi De Stefano. Seguiranno le puntate sul generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giancarlo Siani, Vittorio Occorsio e Mario Amato. Un giudice condannato a morte: questo è Paolo Borsellino all' indomani del 23 maggio 1992, il giorno della strage di Capaci. Infatti, esattamente 57 giorni dopo, il 19 luglio, Paolo Borsellino morirà. Per Rai Educational, Giovani Minoli ricostruisce attraverso l' eccezionale testimonianza di Vincenzo Calcara, l' uomo che ha avuto l' ordine di uccidere il giudice, della sorella Rita Borsellino e di magistrati suoi collaboratori, la storia di un uomo che con un pugno di magistrati dà vita al Pool Antimafia. Dichiara Vincenzo Calcara: «Un giorno, nel settembre del 1991, sono stato convocato dal mio capo assoluto della mia famiglia di Trapani, Francesco Messina Denaro. Mi spiegarono di tenermi pronto, era stata decisa la morte di Paolo Borsellino: era un grande onore per me, avrei fatto strada dentro Cosa nostra. Sapevo l' odio che c' era dentro Cosa nostra e oltre Cosa nostra. Quando dico oltre intendo dire tutte quelle entità che sono sempre state collegate con Cosa nostra. E lui di questo ne era ben cosciente». «Si sicuramente la Mafia ha ucciso mio fratello. Ma che ci fosse una convergenza di interessi anche con altre "entità", chiamiamole così, che avevano interesse affinché Borsellino venisse eliminato così presto», dichiara tra l' altro Rita Borsellino. «Mio fratello e Falcone si rendevano conto che il Pool Antimafia era un fatto nuovo, che veniva guardato con curiosità non sempre benevola dall' esterno. E intendo non solo la città ma anche il Palazzo. Perché al suo interno non erano amati, benvisti, anzi spesso erano guardati con fastidio, qualche volta con preoccupazione o a volte con superficialità». Tutto, comunque, è programmato: Vincenzo Calcara deve uccidere il giudice Borsellino. Ma succede l' imprevedibile: il giovane "picciotto" di Castelvetrano non può adempiere alla sua missione perché il 5 novembre viene arrestato e sulla sua pelle prova il rischio di essere ucciso, a causa di uno sgarro d' onore, dagli stessi picciotti chiusi in carcere. Un evento che incredibilmente lo avvicina alla sua vittima, come Calcara spiega «proprio in quei momenti mi veniva in mente Borsellino e mi rendevo conto di avere in comune una cosa: la morte. In lui vedevo la mia speranza perché capivo che se lui riusciva a salvarsi salvava anche me». Ha inizio il primo maxi processo antimafia. Sotto la guida di Antonino Caponnetto, infatti, il Pool ottiene i risultati più eclatanti.

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